Più di mille anni
fa era un monastero, da oltre tre secoli è la residenza della nostra famiglia.
Oggi la tenuta San Leonardo è un giardino di vigne e rose protetto dalle
imponenti montagne trentine che smorzano i freddi venti nordici, mentre il
fondovalle accoglie e regala il tepore del lago di Garda. Questo è un mondo
antico dove le pazienti pratiche di cantina, ancora artigianali, regalano vini
che sono autentici gioielli distinguendosi per freschezza, armonia ed eleganza innata.
Nell’antico borgo
di San Leonardo vivono famiglie che da generazioni si tramandano il sapere e
l’arte di lavorare la terra. Molte delle persone che partecipano alla creazione
dei vini della tenuta sono nate e cresciute a San Leonardo e contribuiscono a
determinarne il carattere e l’identità. Il senso di appartenenza è ben
percepibile appena varcato il nostro cancello.
La nostra
famiglia ha iniziato a riorganizzare la tenuta per produrre vini di qualità all’inizio
del Settecento. Innamorati di questa terra trentina, dei suoi orizzonti e dei
suoi profumi, oggi dedichiamo le nostre energie per creare i nostri vini, nati
da una viva curiosità per i grandi vini, Bordeaux su tutti.
Siamo in Valle di Cembra: in questa valle bellissima, in un terroir unico,
produciamo i nostri vini estremi. In Piana Rotaliana invece coltiviamo il
Teroldego, vitigno autoctono, prima DOC e principe dei vini del Trentino, il
Lagrein e il Pinot Grigio: tre varietà che qui esprimono al meglio le loro
caratteristiche.
Nel nostro lavoro, ci guidano il costante desiderio di innovare, la passione per la viticoltura, la determinazione e la cura, oltre all’orgoglio per il nostro territorio, dai terrazzamenti vitati della Valle di Cembra alle campiture regolari della Piana Rotaliana.
Villa Corniole è il progetto familiare che parte in vigna e prosegue nella cantina di montagna, dove vinifichiamo le nostre uve raccolte nei vigneti in Val di Cembra e in Piana Rotaliana, per ottenere vini unici ed eleganti con un forte legame con il territorio.
I nostri sono vini di montagna che hanno dentro di sé il segno di un terroir unico esaltato dal clima estremo: necessitano di evolvere lentamente per esprimere e mantenere nel tempo il proprio potenziale e le caratteristiche organolettiche. Sono Müller Thurgau in primis, simbolo dei vini di montagna, Gewürztraminer, Chardonnay, Pinot Nero, Spumante Trentodoc e Teroldego.
Per noi la sostenibilità è trasferire alle nuove generazioni un’azienda e
un territorio non impoveriti, ma ancora pieni di risorse naturali ed umane.
Vendemmiamo le uve a mano, nel rispetto dell’ambiente e della tradizione
vinicola. Uniamo un approccio sano e rispettoso dell’ambiente, nella migliore
tradizione agricola, alla ricerca e alla tecnologia.
La cantina, in parte interrata, permette un notevole risparmio energetico
grazie alla temperatura naturale e all’umidificazione della barricaia. I
pannelli fotovoltaici di recente installazione producono la maggior parte
dell’energia che serve in cantina durante l’anno.
La barricaia è un luogo magico, scavato nella roccia porfirica della Valle di Cembra. Qui i vini di Villa Corniole riposano con la giusta calma, a temperatura controllata e costante, senza forzature.
La cantinetta per il vino è davvero indispensabile per un vero amante del vino? E come scegliere il modello giusto, fra i tantissimi disponibili? Ecco una guida semplice e completa, perché il vino va trattato con cura per poter conservare le sue caratteristiche uniche.
Il principio di base è che il vino è una materia viva, preziosa e delicata, e la sua cattiva conservazione è il fattore che ne determina la perdita delle proprietà. Da qui, la necessità di conservare il vino a temperatura corretta e costante, in un luogo asciutto (ma non secco), lontano da luce, odori e vibrazioni, mantenendo le bottiglie orizzontali. Specialmente se si tratta di bottiglie importanti, destinate a lunghi affinamenti.
Se non si riescono a garantire queste condizioni ai propri vini in un luogo adatto, investire in una cantinetta frigo è la soluzione.
Cos’è la
cantinetta per il vino?
Si tratta di un sofisticato
frigorifero disegnato per conservare il vino alla corretta temperatura per
preservarne intatte le caratteristiche anche per lunghi periodi.
Quali
caratteristiche del vino sono preservate dalla cantinetta?
La temperatura corretta
e costante consente di mantenere intatte le caratteristiche organolettiche del
vino, nonché di consentirne l’evoluzione nel tempo.
Come è fatta una
cantinetta da vino?
ESTERNO
La cantina da
vino ha uno sportello composto da un doppio vetro temperato, che isola
termicamente e protegge dalla luce.
INTERNO
La cantinetta ha
un impianto di raffreddamento che consente di impostare la temperatura ideale.
Una o più ventole
garantiscono il movimento dell’aria, assicurando una temperatura uniforme.
Umidità e illuminazione
sono controllate. La prima è fondamentale per non far seccare il tappo, la luce
interna consente di leggere facilmente le etichette delle bottiglie.
Le cantinette
sono tutte uguali?
Naturalmente no.
Tra i tantissimi modelli, anche personalizzabili, ne esistono di due diverse
tipologie, che corrispondono a due diverse esigenze.
1. Le cantinette temperate sono quelle che portano il vino alla temperatura corretta di degustazione, e quindi consentono di ottenere diverse temperature all’interno. Praticamente, consentono di avere le bottiglie sempre pronte per essere stappate, per questo hanno capacità contenuta e sono adatte alla conservazione per un tempo limitato.
2. Le cantinette climatizzate invece permettono la conservazione a lungo e quindi l’invecchiamento delle bottiglie nelle migliori condizioni. Sono delle vere e proprio cantine professionali, in piccolo.
Detto questo, si
possono fare ulteriori distinguo in base al processo di raffreddamento
adottato.
Cantinette con impianto termoelettrico. Pro: sono silenziose e consumano meno. Contro: non garantiscono di abbassare troppo la temperatura se all’esterno è molto caldo. Sono più indicate per la conservazione dei rossi.
Cantinette con compressore. Pro: garantiscono un maggiore raffreddamento. Contro: possono essere rumorose (al pari di un frigorifero domestico) e consumano di più.
A chi serve la
cantinetta?
A chi non dispone di uno spazio che garantisca la corretta conservazione del vino ma soprattutto a chi ama collezionarlo e quindi ha bottiglie da conservare per vari anni.
Come scegliere la cantinetta ideale?
Questi i fattori
da valutare:
🍷le esigenze dei propri vini “da collezione”, vale a dire le tipologie di bottiglie: alcuni modelli consentono di impostare due o anche tre diverse temperature interne;
🍷la quantità di bottiglie da riporvi, che determina la capacità della cantinetta: se dell’ordine di qualche decina oppure oltre, fino anche a un centinaio o più;
🍷lo spazio disponibile per collocarla: le cantinette possono essere grandi quanto un forno (per 4-8 bottiglie) o avere le dimensioni di un grande armadio;
🍷le caratteristiche dello spazio dove va collocata: se va dentro gli spazi abitabili della casa c’è da fare attenzione ai decibel (che indicano quanto sarà silenziosa) e da assicurarsi che abbia il vetro anti UV per proteggere le bottiglie dalla luce;
🍷la classe energetica: il consumo è espresso in kWh/anno – la cantinetta va poi sempre tenuta accesa;
🍷budget: i costi variano da poche centinaia per le cantinette molto piccole, fino a qualche migliaia di euro per quelle più grandi e sofisticate.
Altri consigli per
la scelta della cantinetta
🥂Controlla la classe energetica e scegli una cantinetta che sia di classe A e non consumi troppo. E se il modello per questo costerà di più non va dimenticato che oltre ai benefici ambientali la spesa si bilancerà con il risparmio in bolletta.
🥂Sincerati che il display indicatore di temperatura sia ben visibile senza necessità di aprire la porta.
🥂In base alle tue necessità potrai optare per un interno con ripiani di stoccaggio (che consentono una maggiore capacità interna perché le bottiglie sono impilate una sopra l’altra), indicati per chi intende lasciarvi le bottiglie a lungo; oppure per ripiani scorrevoli, più pratici per chi utilizza la cantinetta per prelevare e rimpiazzare più spesso le bottiglie.
Dove posizionare
la cantinetta?
Le regole auree per mettere la cantinetta sono: non esporla ai raggi diretti del sole o accanto ad elettrodomestici (che causano vibrazioni e possono generare surriscaldamento), se possibile scegliere stanze ampie, dove la temperatura non sia mai troppo elevata.
Inoltre: serve lasciare uno spazio di almeno 20 centimetri sul retro, per favorire la ventilazione, se si tratta di una cantinetta di libera installazione. Nelle cantinette da incasso e da inserire sottopiano l’uscita per la circolazione dell’aria di trova nello zoccolo.
A che temperatura
vanno tenuti i vini dentro la cantinetta?
Se è possibile impostare una singola temperatura e nella cantinetta si conservano tutte le tipologie è consigliabile impostare la temperatura attorno ai 12° C, che è un ottimo compromesso (altra cosa è la temperatura di servizio delle varie tipologie di vino). Le bottiglie vanno comunque disposte dal basso all’alto seguendo questo ordine: spumanti, bianchi, rosé, rossi sempre più importanti.
E infine, che manutenzione richiede la cantinetta?
La cantinetta richiede di essere pulita periodicamente, meglio con sapone neutro e bicarbonato di sodio.
Se la cantinetta
ha il filtro questo va cambiato una volta l’anno; quella a compressione ha un
vassoio che raccoglie l’acqua di sbrinamento, che va pulito periodicamente.
https://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2021/01/cantinetta-vino.jpg11541538Sommelier Wine Boxhttps://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/02/favicon.pngSommelier Wine Box2021-01-13 23:46:102021-01-14 00:04:09A cosa serve e come scegliere la cantinetta per il vino? Una guida completa
I nostri cugini francesi sono i maestri indiscussi del “taglio bordolese”, con bottiglie mitiche che hanno fatto la storia del vino nel mondo, sia per qualità sia per controparte economica. Sono vini rossi che hanno avuto una parte importante nel determinare il famoso “gusto internazionale”. Ma cos’è e cosa si intende per taglio bordolese?
Nove domande sul
taglio bordolese e altrettante semplici risposte.
1. Cosa vuol dire
taglio bordolese?
Per “taglio
bordolese” si intende un vino fatto assemblando (cioè mettendo assieme vini di
diverse uve vinificate separatamente) soprattutto Merlot e Cabernet Sauvignon, ma
anche Cabernet Franc, Petit Verdot, Malbec o Carmenère.
2. Perché si
chiama “taglio bordolese”?
Perché questo
tipo di blend è tipico dei rossi di Bordeaux, l’importantissima zona vinicola
del sud ovest della Francia, divisa in due dall’estuario della Gironda, che
gode di un terroir unico. Pare che il nome sia stato dato dai mercanti inglesi,
grandi importatori dei vini bordolesi sin dal Medioevo.
3. Tornando ai vitigni, quale apporto dà ciascuna delle diverse uve?
L’obiettivo del
taglio bordolese è fondere uve con caratteristiche complementari.
Il Merlot conferisce note eleganti e
fruttate (frutti rossi), rotondità e morbidezza.
Il Cabernet Franc è un’uva che dà al vino tannicità,
aromi erbacei e di legno, oltre a un profilo austero.
Anche il Cabernet Sauvignon contribuisce a
conferire finezza di aromi (frutti neri su tutti), corpo, struttura e capacità
di invecchiamento.
Il Petit Verdot è un’uva molto nobile, che
regala colore, acidità, finezza, note speziate e longevità.
Il Malbec è utile per infondere al vino colore
e tannini – è l’uva a bacca nera più coltivata in Argentina.
Il Carmenère ha tratti più scontrosi e
vegetali. Oggi è poco usato a Bordeaux, mentre è molto coltivato in Cile.
4. Perché tradizionalmente predominano Merlot e Cabernet Sauvignon nel taglio bordolese?
La ragione va cercata in vigna. Il Merlot matura un mese prima del Cabernet Sauvignon, il che dà la possibilità ai viticoltori di portare in cantina prima l’uno e poi l’altro, vinificarli separatamente e poi assemblarli. La fermentazione malolattica è generalmente svolta in barrique.
5. Come sono, i vini ottenuti con taglio bordolese?
Si tratta di
grandi vini rossi che sanno coniugare potenza, eleganza e ottima longevità
(possono evolvere anche oltre 30 anni). Diversi da regione a regione, tendono a
essere vini di colore rubino profondo se giovani, rosso granato se invecchiati.
Hanno profumi eleganti e fini, tannino vellutato.
6. Il taglio
bordolese nel mondo?
Oggi il “taglio bordolese” viene utilizzato in tutto il mondo, nelle sue diverse interpretazioni regionali, che non escludono la presenza anche di vitigni autoctoni, come accade in Italia. De resto, il taglio bordolese è fatto con alcune delle uve più diffuse al mondo.
Il rosso “Meritage”
è l’equivalente del taglio bordolese per i vini californiani.
7. Il taglio
bordolese in Italia?
In Italia, scrivi taglio bordolese e leggi Supertuscan (termine inventato dalla stampa anglosassone, probabilmente da James Suckling), cioè i rossi prodotti in Toscana, nel litorale maremmano, nella zona di Bolgheri, che si sono emancipati dal disciplinare utilizzando i vitigni citati in associazione all’autoctono Sangiovese. Su tutti: il Sassicaia.
Ma rossi prodotti con taglio bordolese oggi sono diffusi su tutta la penisola. In particolare li troviamo soprattutto in Trentino, dove in alcune cantine sa raggiungere risultati straordinari che proponiamo in selezione questo mese, in Alto Adige, nei Colli orientali del Friuli, in Veneto sia nell’alto vicentino (nell’area della DOC Breganze) sia nei Colli Euganei.
8. Come si abbinano
i tagli bordolesi?
Sono i vini
adatti ad accompagnare pietanze importanti, ma si possono anche interpretare
come vini da meditazione. In cucina: provateli con carni rosse quali stracotti,
brasati o arrosti.
9. Esiste il
taglio bordolese in bianco?
Sì, nel senso nell’area
di Bordeaux si fanno anche vini bianchi frutto di assemblaggi di uve diverse. Il
taglio bordolese in bianco prevede l’utilizzo di Sémillon, Sauvignon Blanc e
Muscadelle, a volte con Sauvignon Gris e Ugni Blanc (quello che per noi è il Trebbiano).
https://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2021/01/taglio-bordolese.jpeg8671300Sommelier Wine Boxhttps://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/02/favicon.pngSommelier Wine Box2021-01-09 21:14:152021-01-09 21:18:07Cos’è il taglio bordolese?
Nel mondo del vino esistono i termini tecnici della degustazione: ogni associazione ha i suoi e se li tiene stretti. E poi esiste un linguaggio lirico, che mescola quegli stessi concetti con il desiderio di parlare in modo più libero e creativo. Se va attribuita a Luigi Veronelli l’adozione un lessico enologico emotivo, colto e poetico, non è sempre facile cogliere tutte le sfumature delle descrizioni del vino offerte dagli addetti ai lavori. Abbiamo messo assieme alcuni concetti da conoscere, per parlare come un sommelier esperto.
Questo è un piccolo glossario di 20 + 1 concetti da conoscere per capire i sommelier: lo aggiorneremo se ci farete avere altre parole curiose. Perché ben vengano termini non tecnici, e ben venga se questi aiutano anche i non esperti a esprimersi sul vino. Cosa che non è per niente facile!
1. Abboccato
Si dice di un vino leggermente dolce. Se la sensazione di dolcezza è marcata viene detto amabile.
2. Austero
Descrive un vino rosso importante, ricco di corpo e di tannino. Tende ad avere una sfumatura negativa, nel senso dell’eccesso di corpo e di tannino. Sinonimo di severo.
3. Beva
È l’atto stesso
del degustare; “di pronta beva” si dice di un vino pronto a bersi, cioè maturo,
con una sfumatura di un vino non impegnativo. Beverino, appunto.
4. Bocca
Piuttosto immediato:
indica l’analisi gustativa di un vino, cioè tutte le sensazioni che si hanno al
palato degustando.
5. Chiuso
Un vino che non
riesce a esprimere al meglio il suo potenziale, perché ha bisogno di essere
ossigenato o perché ancora troppo giovane e quindi non pronto.
6. Complesso o ampio
Indica un vino che esprime tante tipologie di profumi, in buon equilibrio fra loro: sia profumi primari (quelli tipici del vitigno, intrinsechi dell’uva), sia secondari (cioè i profumi che il vino acquisisce durante la lavorazione e che arricchiscono il vino di note floreali, fruttati e vegetali), sia terziari, ossia quelli acquisiti con l’affinamento (note speziate, di vaniglia, tostate, animali, eteree…).
7. Coriaceo
Vino dai tannini concentrati.
È una caratteristica positiva solo se non è correlata a un sapore troppo amaro.
8. Croccante
Si dice di un vino “goloso”, come fosse un frutto sodo, non troppo maturo. Un vino che comunica sensazioni di freschezza, di fruttato e floreale.
9. Fresco o vino di “bella acidità”
L’acidità è una componente essenziale nel vino e quindi dell’analisi gustativa: si riconosce perché fa salivare. Il vino che ha spiccata acidità è detto “fresco”. “Bella acidità” indica un livello ottimale, con l’acidità in buon equilibrio con la morbidezza. Un vino di bella acidità regala una sensazione fresca e piacevole. Se invece è eccessiva il vino sarà aspro, crudo, puntuto.
10. Fruttato
Ricordare il
frutto è la condizione di base per il vino di qualità. La parola indica le
sensazioni olfattive e gustative che richiamano alla mente quelle dei frutti,
integri e maturi.
11. Ingresso
La prima sensazione
che apre la degustazione, nella fase olfattiva o in quella gustativa.
12. Lungo
Si dice di un
vino i cui sapori e aromi permangono a lungo dopo essere stato deglutito. Il
termine più tecnico è persistente
(il suo contrario è corto).
13. Naso
Intuitivo: l’insieme delle sensazioni che un vino regala all’olfatto, respirandolo.
14. Piacione
Termine amatissimo dai sommelier. Indica un vino molto rotondo ma acquisisce una sfumatura leggermente negativa, a dire che si tratta di un vino realizzato per farsi amare, un vino che ha avuto lavorazioni o affinamenti che l’hanno reso presto disponibile.
15. Pulito
Indica un vino
innanzitutto senza difetti, quindi fine ed elegante, ma anche fruttato e
fresco.
16. Rotondo
La forma
geometrica è inequivocabile: indica un vino senza spigoli, cioè pieno, morbido,
non troppo tannico e con acidità non eccessivamente spiccata.
17. Seduto
Si riferisce a un
vino carente di acidità, troppo evoluto e fiacco: andava stappato prima. A
tutta evidenza è un difetto irreversibile.
18. Sottile
Indica un vino poco corposo, delicato, povero di alcol. Se il vino è equilibrato e l’obiettivo non era quello di farne un vino di corpo si tratta di una caratteristica positiva, e diventa quindi sinonimo di fine.
19. Uvaggio
Sinonimo di blend. Si tratta dell’insieme delle uve
di diverse varietà che concorrono alla produzione di un certo vino.
20. Verticale
Concetto non semplice. Indica un vino caratterizzato da purezza aromatica e precisione. Un vino che è quello che deve essere. Sono vini verticali quelli che non strizzano l’occhio al gusto internazionale, che ama invece sapori più pieni e rotondi.
21. Vinoso
Può sembrare esilarante dare del “vinoso” a un vino, ma tant’è. Il termine è uusato per esprimere due concetti: l’alta gradazione alcolica oppure, più spesso, un profumo che ricorda quello del mosto. In questo secondo caso, il riferimento è soprattutto ai rossi giovani.
https://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2021/01/sommelier-wine-club.jpg14002581Sommelier Wine Boxhttps://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/02/favicon.pngSommelier Wine Box2021-01-02 21:47:072021-01-02 22:49:38Tutti i concetti da conoscere per parlare come un sommelier
Una passione di
famiglia nata e cresciuta tra le colline della Langa del Barolo, un sapere
tramandato e migliorato nel tempo dove, al centro, ci sono da sempre i vigneti
ed il lavoro attento e rispettoso dei cicli richiesti dalla vite.
La nostra storia
è quella di un’azienda familiare, a Grinzane Cavour, uno degli undici comuni
della zona del Barolo. Fondata nel 1957 da Giacomo Grimaldi, fu portata avanti
da nonno Giovanni che negli anni Sessanta iniziò a produrre le prime bottiglie
Grimaldi, per il mercato italiano. Dagli anni ’90 l’azienda è passata ai miei
genitori – Bruna Grimaldi e Franco Fiorino –, entrambi enologi, e l’etichetta è
diventata “Bruna Grimaldi”. Sono stati i miei genitori a iniziare a
imbottigliare tutta la produzione, utilizzando solo uve di proprietà.
Negli anni siamo
cresciuti acquisendo piccole particelle in diversi comuni della zona del Barolo
e limitrofi, portando avanti un importante progetto di sostenibilità, in vigna
e in cantina. Oggi io e mio fratello Simone siamo a fianco dei nostri genitori,
e tutti insieme gestiamo le vigne e la cantina.
I vigneti sono il
nostro patrimonio. Coltiviamo
14 ettari, con le varietà Arneis, Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Ci caratterizza
una grande frammentazione dei vigneti:
un assoluto punto di forza per esprimere
i variegati terroir di questa grande
zona viticola. Il legame con questo territorio ci guida nel nostro
quotidiano impegno etico (sostenibile) verso di esso. Non utilizziamo
diserbanti, pesticidi e fertilizzanti ma prediligiamo la biodiversità,
l’inerbimento e la lotta naturale contro i parassiti della vite.
In cantina
abbiamo un approccio molto tradizionale:
lunghe macerazioni e lunghi affinamenti, legni grandi e legni più piccoli (al
massimo 500 litri) non tostati, nessuna chiarifica e spesso neanche
filtrazioni. Il tempo è il fattore determinante per esprimere al meglio i
nostri vitigni.
Produciamo dalle
60 alle 80 mila bottiglie all’anno, in base a come va ogni annata, un solo vino
bianco, il Langhe Arneis, e poi tutti vini rossi monovitigno: Dolcetto d’Alba
San Martino, Barbera d’Alba Superiore Scassa, Nebbiolo d’Alba Bonurei, Barolo
Camilla (il nostro Barolo classico che racchiude tutti i vigneti di Barolo che
coltiviamo), Barolo Bricco Ambrogio (MGA) nel comune di Roddi, Barolo Badarina
(MGA) e Barolo Badarina Riserva nel comune di Serralunga d’Alba.
Il Nebbiolo è il vitigno più importante della nostra terra, ed è sinonimo di eleganza.
Il nostro Nebbiolo d’Alba Bonurei, proposto in
selezione, è un 100% Nebbiolo che nasce dall’assemblaggio di quattro vigneti
dislocati in 3 comuni – Roddi, Diano d’Alba, Sinio. “Bonurei” è il nome del
vigneto più importante di questo vino, che si trova nel comune di Diano d’Alba;
un bellissimo sorj (esposizione pieno sud) con un terreno particolarmente
vocato per questo vitigno.
È un’espressione
giovane e fresca del vitigno. Segue una vinificazione tradizionale con
macerazioni pellicolari di 15 giorni e un affinamento in legno di 12 mesi.
Il Barolo Camilla è quello che da sempre si pregia dell’assemblaggio dei nostri migliori vigneti, dislocati in comuni differenti: Borzone MGA e Raviole MGA (a Grinzane Cavour), Roere di Santa Maria MGA (nel comune di La Morra), un 15% di Bricco Ambrogio MGA (nel comune di Roddi) e Badarina MGA (a Serralunga d’Alba). È il nostro Barolo per antonomasia: racchiude le sfumature di cinque vigneti diventando espressione autentica dei diversi terroir che compongono la zona del Barolo. Macerazione sulle bucce di 28-30 giorni e un affinamento in botti grandi rovere di Slavonia e tonneaux di rovere francese per 24-30 mesi. Rappresenta l’armonia e l’equilibrio del Barolo tradizionale. I profumi sono ampi e floreali, con variegate sfumature di spezie. Un palato gentile con tannini fini in equilibrio con la struttura, tipico, che sa farsi apprezzare in giovane età per chi ama l’energia del Barolo e che esprime i suoi massimi dopo alcuni anni di affinamento in bottiglia.
Degustare un vino è uno dei più grandi piaceri della vita, un’esperienza che fa sentire sulla Luna, regalando sensazioni uniche. E in fondo non conta quanto in alto si va, l’importante è avere gli strumenti per salire. Abbiamo raccolto alcuni trucchi e consigli, per degustare al meglio e capire la qualità del vino anche se non si è tanto esperti.
Quanto sta dentro la bottiglia, infatti, è un liquido prezioso, creato con fatica e cure lunghe anni: conviene degustarlo con consapevolezza. Ecco una raccolta di 24 piccoli trucchi.
Ma prima di iniziare, ecco le poche ma fondamentali regole per una perfetta degustazione:
🍷preoccuparsi che la stanza dove ci si trova non sia influenzata da odori;
🥂evitare del tutto i profumi;
🍷non fumare prima della degustazione;
🥂scegliere una sequenza logica fra i vini da degustare;
🍷non lasciarsi influenzare dalla fama (o dall’assenza di fama) del produttore;
2. In generale è importante non servire il vino troppo freddo (per evitare che possa sembrare senza aromi e “analcolico”) né troppo caldo (perché si avvertirebbero troppo le morbidezze).
3. Fondamentale è tener presente la temperatura della stanza: se è molto calda servire a un paio di gradi in meno, prevedendo che il vino si scalderà facilmente. E attenzione: “temperatura ambiente” non vuol dire nulla 😉
SERVIRE IL VINO
4. Per non rovesciare il vino servendolo basta girare il polso di un quarto di giro quando si sta finendo di riempire il bicchiere.
5. Non riempire troppo il calice, l’ideale è arrivare a un terzo della capienza, per fare esprimere al meglio i profumi del vino (se si riempie fino all’orlo, infatti, non si riesce a roteare il bicchiere e gli aromi restano imprigionati). Diverso è il caso della flute – il bicchiere dalla forma stretta e allungata – che va riempita quasi completamente per consentire al perlage di salire verso l’alto e sprigionare i profumi vicino al naso. Va detto però che oggi si usano bicchieri di grandi dimensioni anche per il Metodo Classico.
IL COLORE DEL
VINO
6. Già il colore dà le prime informazioni sul vino: va osservato contro una superficie bianca.
7. Il colore del vino dipende da molti aspetti, anche dalla sua età. Per capire che vino abbiamo di fronte, tenere presente che il bianco tende a evolvere dal giallo con riflessi verdolini della giovinezza all’ambra e all’oro della maturità. Il rosso, invece, con il tempo passa dai riflessi violacei a colori sempre più caldi.
10. Attenzione all’assuefazione, dopo poco non si sente più nulla: far passare qualche decina di secondi tra un respiro e l’altro.
IL CORPO DEL VINO
11. Per valutare il corpo c’è una tecnica infallibile: roteare il liquido e osservare gli archetti (le lacrime che scendono dall’alto verso il basso della superficie interna del bicchiere). Archetti evidenti e ravvicinati sono il segno di un vino di struttura e alcolico. Se invece gli archetti sono distanti e scorrono veloci, il vino è giovane, poco alcolico e di struttura leggera.
13. Provate anche a inspirare un po’ di aria sorseggiando: aiuta ad amplificare le componenti volatili.
LA PERSISTENZA
DEL VINO
14. Lungo, corto, mediamente persistente… la persistenza sembra un’ossessione dei sommelier ma è affascinante perché ci dice quanto a lungo sapori e profumi restano vivi dopo avere deglutito. Per valutarla c’è un trucco: dopo avere mandato giù il vino, “masticare” l’aria in bocca e valutare se gli aromi rimangono o se spariscono subito.
LA DEGUSTAZIONE DEGLI SPUMANTI 🍾
15. In uno spumante di qualità la spuma che si forma sulla superficie è evanescente.
16. Anche la grana del perlage racconta la qualità dello spumante: più sono piccole sono le bolle migliore è lo spumante.
17. Una cosa è fondamentale: mai far roteare il bicchiere di spumante per non perdere l’effervescenza.
LA DEGUSTAZIONE DEI VINI ROSSI 🍷
18. Quando si ha il piacere di degustare un rosso molto invecchiato il consiglio è di aprirlo prima, se necessario fino a 6/8 ore in anticipo, semplicemente togliendo il tappo.
19. Ancora sui vini importanti, soprattutto rossi: per garantire un’esperienza più appagante fare l’avvinamento. Basta versare un po’ di vino nel bicchiere e farlo aderire su tutta la parete interna, prima di buttarlo. Così si è certi che eventuali odori o impurità legati al cattivo lavaggio rovinino la degustazione.
20. E attenzione: meglio evitare il decanter per vini troppo vecchi: dopo anni in bottiglia la brusca esposizione all’ossigeno potrebbe davvero rovinarli.
21. Invece, se il vino presenta dei depositi, il decanter è perfetto.
INFINE, PER NON
SBRONZARSI
22.Mai bere a digiuno. Il cibo determina un minore assorbimento dell’alcol e la sua normalizzazione più rapidamente.
23. Degustare lentamente. L’assunzione della stessa quantità di vino frazionata in più dosi determina un tasso alcolico inferiore.
24. Non mescolare troppo le tipologie di vino. La progressione bollicina, bianco, rosato, rosso, vini dolci è corretta ma se la cena è lunga è meglio tenersi sullo stesso colore.
https://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2020/12/TRUCCHI-DEGUSTAZIONE-VINO.jpeg14932240Sommelier Wine Boxhttps://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/02/favicon.pngSommelier Wine Box2020-12-04 12:54:412021-01-14 22:54:34Tutti i trucchi per degustare il vino come un sommelier
Quello del vino biodinamico è uno dei grandi temi enologici del momento, anche se pochi sanno davvero di cosa si tratta. Alcuni scettici lo classificano ancora come una moda passeggera, ma non è così. Il vino biodinamico è certamente sperimentale ma incarna alcuni dei valori di base del fare vino “bene”, tra cui il rispetto di suolo e ambiente, e la ricerca della territorialità dei prodotti. I viticoltori biodinamici quindi tengono alta la barra della qualità per tutto il comparto. E per i consumatori.
Le pratiche green, e quelle biodinamiche nello specifico, oggi non sono più adottate solo da pochi sognatori ma siamo di fronte a un obiettivo al quale puntano tanti viticoltori. Ma cos’è davvero il vino biodinamico? Facciamo chiarezza in 10+1 semplici punti.
1️⃣ Come si definisce il vino biodinamico?
Il vino biodinamico è quello ottenuto dall’agricoltura biodinamica, che applica i principi agronomici della filosofia di Rudolf Steiner.
2️⃣ Quali sono i principi dell’agricoltura biodinamica?
I principi dell’agricoltura biodinamica sono questi:
no alla chimica in vigna ma fertilizzanti naturali
minimo utilizzo dei macchinari
rispetto delle fasi lunari
mantenimento della fertilità del suolo
rotazioni colturali
raccolta di uva perfettamente matura
uso di preparati biodinamici (compost naturali) per stimolare i fenomeni vitali, curare le piante e renderle sane e forti.
3️⃣ Quali sono i principi filosofici dell’agricoltura biodinamica?
La concezione biodinamica mira a creare un’integrazione armonica tra l’agricoltore, il suolo e le piante, e ristabilire quindi un equilibrio che permetta di evitare il dispendio di energia e di valorizzare il patrimonio biologico del territorio.
4️⃣ Come sono le vigne trattate con pratiche biodinamiche?
Il risultato delle pratiche biodinamiche è quello di avere vigne sane, in grado di difendersi da sole rispetto alle avversità (forti piogge, siccità, attacchi parassitari…).
5️⃣ Come si fa il vino biodinamico, in cantina?
Il concetto di base è che avendo uve sane l’intervento in cantina può (e deve) essere minimo🍇
I solfiti aggiunti sono inferiori al limite ammesso per il vino convenzionale. La quantità massima di solfiti naturali che possono essere presenti è di 70 mg/l nei vini rossi, 90 mg/l nei bianchi e 60 mg/l in quelli frizzanti. In questo senso, il vignaiolo biodinamico può essere pensato come una sorta di nature assistant.
6️⃣ Chi regolamenta i vini biodinamici?
Oggi non esiste una normativa che disciplini il processo di vinificazione biodinamico ma l’associazione internazionale Demeter (Associazione Italiana di produttori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli e alimentari biodinamici) definisce le linee guide di trasformazione, produzione, vinificazione e anche etichettatura dei vini biodinamici. Oltre alle cantine biodinamiche certificate, comunque, sono tantissime le aziende che operano secondo questi stessi principi senza certificazione. Ciò non deve stupire: tali metodi consentono di potenziare molto i suoli e questa qualità si trasferisce all’uva, il vero e unico obiettivo.
7️⃣ È vero che i viticoltori biodinamici sono creativi?
Le pratiche più curiose non mancano: in una vigna biodinamica si possono incontrare animali fra i filari così come persone che suonano la chitarra, convinti che anche musica fa bene alle piante…
8️⃣ Qual è il futuro del vino biodinamico?
La sfida è puntare sulla qualità assoluta delle uve e su processi di vinificazione che esaltino terra e vitigno. Ma soprattutto non essere suddita delle regole e concentrare gli sforzi nel creare sempre più vini memorabili e di carattere.
9️⃣ Com’è il vino biodinamico?
Impossibile raccontarlo come una cosa sola, è un’esperienza da provare 🍷 Semplificando, è di solito un vino:
beverino
dagli intesi profumi primari (soprattutto frutta) perché la pianta è molto forte nella fotosintesi e produce quindi molti aromi
è prodotto in piccole quantità
è generalmente (e giustamente) più caro di quello prodotto con metodi più convenzionali.
1️⃣0️⃣ E i winelover?
I vini biodinamici sono diventati popolari e gli appassionati sono sempre più disposti a pagare un premium price per questi prodotti, percepiti certamente come trendy ma anche come più sani.
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Quali sono le conseguenze di produrre con metodi biodinamici?
Ci sono vantaggi anche per il contrasto al cambiamento climatico. La salvaguardia dell’ecosistema e le pratiche più sostenibili riducono l’impatto della viticoltura sull’ambiente, consentendo la migliore salvaguardia delle risorse primarie. Su tutte: l’acqua, dal momento che l’uso dell’humus migliora la ritenzione idrica dei suoli. A beneficio delle generazioni future.
Solo per il mese di novembre puoi acquistare sei fantastici VINI BIODINAMICI, nella selezione disegnata dalla sommelier Laura Bertozzi, che ha scovato per noi quattro fantastiche cantine.
Eh sì, fare biodinamica può voler dire anche mettere gli animali fra le vigne
https://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2020/11/biodinamici.jpg600918Sommelier Wine Boxhttps://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/02/favicon.pngSommelier Wine Box2020-11-05 20:32:072020-11-12 10:17:19Cos’è il vino biodinamico? Facciamo chiarezza in 10+1 punti
La tappa #11 di Sommelier Wine Box (febbraio 2019) è stata guidata da Stefano Carmassi, che ci ha condotto in un viaggio nel cuore del Chianti Classico.
Il Chianti Classico ha tante espressioni, tanti terroir e molti protagonisti che ci fanno riflettere e ci raccontano straordinarie storie di terre e di uomini, e nella loro sincera eleganza ci predispongono ad un’analisi sensoriale di grande valore.
Il vitigno sangiovese regola il tutto, consegnandoci vini splendidi e differenti di villaggio in villaggio.
La morfologia e la geologia del suolo chiantigiano sono molto variabili: nel giro di poche centinaia di metri possiamo trovare suoli differenti e quindi vini con ventagli gusto-olfattivi diversi.
Questa è la ricchezza di un vino e di una denominazione storica costituita da una moltitudine di piccole e medie aziende, che fanno della sostenibilità ambientale, della cura del territorio e della difesa del paesaggio l’obiettivo quotidiano.
Rosso, magenta, scarlatto, vermiglio, corallo, cremisi, porpora, amaranto, bordeaux. Tante sfumature che parlano tutte di creatività dirompente, emozioni forti, energia vitale. È il colore della vita, del cuore, delle ciliegie, del vino.
Eppure, il rosso è uno dei colori che indossiamo meno, perché è impegnativo, richiama attenzione, risveglia i sensi, riporta all’improvviso la mente al presente. Ci vuole coraggio, a indossare il rosso, e personalità.
Se il colore rosso rende loquaci, passionali e felici il vino rosso eleva tutto questo alla potenza.
Del resto, nell’immagine collettiva il vino è rosso per antonomasia e rossi italiani sono tra i più amati al mondo.
Se è stato caricato nel tempo di moltissime proprietà (compreso di combattere l’invecchiamento e le malattie cardiovascolari) c’è chi si spinge a collegare la preferenza del vino rosso ad aspetti psicologici, legati alla personalità più profonda di ciascuno. Chi ama il rosso, quindi, sarebbe portato all’introspezione – pur sempre razionale – all’autoanalisi, alla meditazione. E ci si può anche sbizzarrire all’interno della tipologia: chi predilige i rossi più multiformi, come possono essere Barbera o Barolo, avrebbe, ad esempio, una naturale predisposizione per la complessità…
Per gli amanti del vino rosso, ne proponiamo in selezione ogni mese e ad ottobre 2018 abbiamo dedicato ai vini rossi tutta la selezione, creata da Lorena Lancia (migliore sommelier FISAR 2016) scegliendo piccole e speciali cantine della Sicilia, della Toscana e del Trentino Alto Adige. Sono vini diversi fra loro ma tutti pensati per essere condivisi a tavola, per riscaldare le serate, per dare il benvenuto all’autunno, per meditare sulla natura che cambia i suoi colori…
E se vuoi leggere una piccola guida alla degustazione del vino rosso, clicca qui sotto
Amo le bevande di un colore rosso vivo. Hanno un sapore due volte più buono di qualsiasi altro colore.
Lucy Maud Montgomer
https://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/10/AdobeStock_130531476.jpeg36485472Sommelier Wine Boxhttps://www.sommelierwinebox.com/wp-content/uploads/2018/02/favicon.pngSommelier Wine Box2018-10-16 23:43:402020-08-31 19:15:10Perché il vino rosso ha tanto fascino?
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